Qualche anno fa ho deciso di recuperare in produzione un terreno che era di mio padre. Lui era un contadino ed i figli avevano fatto altro nella vita. Io, il più piccolo, decisi di occuparmi di campagna per passione e , forse, per essere più vicino a mio padre.
La situazione in campagna era drammatica. Molti anni passati incolti hanno reso una piccola giungla il terreno. Erano presente piante di agrumi e di pesche e, quasi tutti, presentavano il portainnesto ben sviluppato.
Si sono salvati all’abbandono solo qualche albero di limoni e di mandarini. Nessun albero di pesco si è salvato.
Dopo una accurata e lunga pulizia dalle erbacce e da molte piante spontanee, ho chiesto ad un amico “anziano” di innestare qualche pianta nel terreno. Io mi sono fatto spiegare bene come si innestassero i vari tipi di pianta e, nell’occasione, ne abbiamo innestate qualcuna.
In realtà, tutto è partito da una cena a casa di amici. Come frutta ci hanno offerto un mandarino particolare. Buccia spessa, pochi semi spicchi larghi e corposi. Una via di mezzo tra un arancio e un mandarino, con un pò di clementine.
Non ne avevo mai mangiato e, devo dire, mi sono piaciuti un sacco. allora ho chiesto al mio amico se mi potesse regalare le marza per l’innesto ad aprile. Promessa mantenuta e nel mese di aprile mi sono arrivate le marze.
Con “Masino” siamo andati in campagna e in qualche ora abbiamo innestato tre mandaranci, tre arance sanguinelle bionde da spremuta, tre mandorli e tre limoni fiori di zaghera bianchi. Una mattinata passato ad osservare le tecniche, le scelte di taglio e le modalità di innesto delle piante.
Ora è giunto il momento che sia io a provare il prossimo aprile l’innesto di piante. Cercherò di innestare altre piante di mandorlo, altre varietà di arance e qualche mandarino “primintio”, visto che io ho solo il tardivo (che qualcuno chiama di Ciaculli, ma che in realtà è solo una varietà tardiva di maturazione).
Gli innesti di “Masino” sono stati tutti positivi e da qualche anno mi regalano frutti buoni e belli. Io sono felice, cosi, e riverso il mio amore in queste piante, forse per ricordare il mio papà che da contadino era davvero un professionista.