In Sicilia esistono numerose varietà di cultivar di Fico domestico anche se si trovano diffuse ovunque anche allo stato selvatico come elemento arboreo tipico della macchia mediterranea. Per le sue caratteristiche è diventato simbolo di abbondanza e fecondità, ampiamente citato nella letteratura greca e latina.
Oltre ad essere un frutto presente nelle tavole siciliane è un frutto protagonista di pietanze tradizionali ed impiegato per la preparazione di crostate, torte, dolci tipici e macedonie miste. È utilizzato anche per la preparazione di dolci tipici come frutta secca e sono ricercati per impastare i cosiddetti “Cucciddati o buccellati siciliani”.
Nella gastronomia vengono anche impegnati in abbinamento ai migliori formaggi siciliani e in alcune pizzerie viene usato come ingrediente della pizza coi fichi.
Dai fichi si estrae il lattice che un tempo veniva utilizzato per la lavorazione del caglio vegetale per i formaggi ed ha un potere abbronzante spiccato, tale da indurre ustioni gravi impiegato al naturale e non nelle formulazioni cosmetiche adeguate. L’impiego del lattice come caglio era usato anche da Polifemo che lo usava per coagulare il latte e produrre formaggi nella sua grotta. Anche Platone era convinto delle proprietà dei fichi tanto da considerarlo importante per favorire le capacità cognitive e per tale convinzione era soprannominato “mangiatore di fichi”. Pare poi che il titano Sykèus (da syke, fico) si fosse nascosto nel ventre della madre Gea, la terra, per sfuggire all’ira di Zeus, e che fu proprio Gea a far germogliare dal suo grembo l’albero che prese così il nome del figlio: fico e fu all’ombra di un fico che la lupa nutrì Romolo e Remo.
Nella Bibbia il fico è citato 34 volte e nella mitologia greca era ritenuto il frutto degli dei Donato agli uomini.
I fichi sono ricchi di vitamina A, B1, B2, B6, PP e C, sono ottimi per proteggere pelle, occhi, cuore e apparato digerente. Nei fichi freschi, nello specifico, sono presenti enzimi digestivi che migliorano l’assimilazione delle sostanze nutritive ingerite durante il pasto.
Pur essendo un frutto dalle risorse e dalle caratteristiche nutrizionali di gran valore, la coltivazione a scopo commerciale ha diversi problemi. È una pianta dalla elevata capacità di fruttificazione e i suoi frutti possono essere conservati a lungo con l’essiccazione.
È considerata una coltivazione minore per i costi di raccolto che deve essere manuale e la pianta porta avanti frutti con livelli di maturazione diversi in un periodo più lungo rispetto ad altri tipi di frutta.
Consideriamo che i fichi maturano in modo scalare da giugno a ottobre a seconda della varietà. Anche la commercializzazione ha dei limiti legata alla elevata deperibilità del frutto fresco e ai limiti di conservazione.
La fichicoltura siciliana è praticata in tutta la Sicilia e interessa una superficie di 3.000 ettari e la produzione di fichi secchi si aggira intorno ai 20.000 quintali ed il prodotto siciliano esportato è di circa 1.000 quintali all’anno.
Le cure colturali sono ridotte al minimo. Molto resistente alla siccità e provvisto di un apparato radicale ampio e profondo non richiede irrigazioni frequenti o concimazioni abbondanti.
Due settimane prima della raccolta va sospeso ogni apporto idrico per evitare che si verifichino le spaccature nella buccia che faciliterebbero l’ingresso di patogeni durante la conservazione.
Le operazioni di raccolta devono necessariamente avvenire a mano delicatamente per evitare traumi che pregiudichino l’integrità della buccia, che annerisce facilmente in seguito a urti e pressioni.
Il frutto è costituito da fiori molto piccoli ed in realtà è un falso frutto, chiamato siconio di forma piriforme, sferica o appiattita e con un colore della buccia variabile dal bianco al verdastro al nero.
Le produzioni siciliane sono particolarmente dolci e molto gradite e ricercate.
La produzione di prodotti derivati potrebbe avere un notevole successo se si adottassero politiche di valorizzazione del prodotto e si favorissero reti commerciali adeguate.
Tratto dai social: Siculomania