Il pomodoro siccagno è una tipo di coltivazione, non una varietà
Il pomodoro “siccagno”, cioè coltivato senza apportare l’acqua alla pianta, è una antica forma di coltivazione del pomodoro in molte zone collinari della Sicilia e, soprattutto, della zona corleonese.
Il segreto sta nella terra. Il terreno deve essere un mix perfetto tra argilla e limo, con una limitata sabbia. La giusta quantità di argilla permette al terreno di conservare una quantità di acqua sufficiente per le esigenze idriche della pianta, mentre il limo limita l’asfissia delle radici permettendo una crescita alla pianta.
Inoltre queste condizioni di crescita permettono alla pianta di evitare attacchi di peronospora e di altre malattie del pomodoro dovute alla elevata umidità. I terreni utilizzati per la produzione del pomodoro siccagno erano quelli utilizzati per la coltivazione del grano. Molti coltivatori negli anni sessanta tra i campi di grano mettevano piante di pomodoro e li lasciavano crescere in libertà. Il prodotto era utilizzato per la famiglia e le esigenze molto locali. Poi negli anni settanta un attacco Aelia rostrata rovinò per anni il raccolto di grano e i contadini allargarono la produzione del pomodoro per tamponare le perdite economiche.
Le sue eccellenti qualità organolettiche ha decretato il successo di questa produzione, perfetta per le conserve di salsa invernale.
Il lato opposto della medaglia di questo tipo di coltivazione è legata alla quantità. La pianta lasciata a crescere in un suolo senza l’apporto di acqua e di concimazioni non produce grandi quantità di pomodoro. Un limite produttivo che, però, viene compensato dalla qualità.
Le zone in Sicilia dove questo tipo di coltivazione è largamente utilizzata sono comprese tra Corleone, Sclafani Bagni, Alia e Vallelunga, zone vocate al grano.
Paradossalmente il nemico giurato per il pomodoro siccagno è la pioggia che potrebbe compromettere completamente il raccolto.
