In Sicilia a settembre si raccolgono le carrube. Quando ero piccolo mio padre ne aveva qualche albero in campagna e quando le raccoglieva, abbondanti, le tostava per mangiarle in inverno. Si prendeva una carruba nelle fredde serate di inverno e si masticava come un bastoncino di liquirizia, lasciando solo i semi e le parti davvero molto dure. Il resto masticando bene si mangiava e i batteri intestinali ringraziavano.

Nelle feste di paese si trovavano nelle bancarelle della frutta secca, accanto appunto ai bastoncini di liquirizia. Non so ne ancora oggi vendono le carrube tostate, ma sicuramente la grande quantità di carrube raccolte finiscono nella trasformazione industriale.

Nella panificazione ed in molti prodotti da forno la farina di carrubo è molto utilizzata per dare corpo all’impasto. Questo mercato importante ha permesso la coltivazione di estesi carrubeti in provincia di Ragusa e Siracusa. Ultimamente il prezzo al chilogrammo era molto basso, rendendo la coltivazione del carrubo non troppo redditizio.

Il carrubo verde ancora in maturazione

Per gli amanti del mangiare sano, comunque, il carrubo e la sua farina potrebbero essere il toccasana. Bisognerebbe creare un mercato per questo prodotto dalle molteplici qualità che darebbe ossigeno ai produttori siciliani.

Di Treman

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