Tanto tempo fa, narrava il nonno all’estasiato nipotino che stringeva religiosamente in mano quel fiore portentoso, la Madonna, Gesù Bambino e san Giuseppe stavano scappando attraverso il deserto che dalla Palestina conduce in Egitto, per sfuggire alle guardie ai quali Erode aveva ordinato di uccidere colui che era stato annunciato come il Messia, il Re di Israele.
La Madonna era spossata dalla calura. Non c’era un albero a vista d’occhio, finché non giunsero in una minuscola oasi, una pozza d’acqua con qualche misera e bassa pianticella che non faceva ombra: ma vi fiorivano ai bordi delle specie di margheritine su esili steli. Maria si accingeva a bere quell’acqua quando Gesù bambino fece un cenno cui obbedirono disciplinatamente alcuni capini di camomilla staccandosi dal gambo e cadendo nella ciotola dove la madre si accingeva a bere.
Grazie a essi la bevanda calmò e nello stesso tempo corroborò la Madonna. Allora Gesù la benedisse dicendo: «Da ora in poi sarai la pianticella che placherà le mamme quando sono nervose e non riescono ad addormentarsi, sicché sarai chiamata l’erba del Buon Sonno».
Profuma come i meli in fiore, pensarono gli antichi Greci, così ne inventarono il nome intrecciando l’aggettivo piccolo con la parola mela, chamái e mélon. Dolce e amatissima pianta, ha il fusto sottile e ramificato e le foglie verde chiaro e appuntite. I suoi caratteristici fiori sono bianchi e gialli, riuniti in capolini dai petali all’ingiù.
Durante il medioevo fu molto utilizzata per allontanare e curare le infezioni di tubercolosi e di peste. Il procedimento usato era molto semplice, bastava infatti bruciare alcune piante secche sulla brace del camino a volte insieme all’incenso o come suo sostituto. Ciuffi di camomilla venivano appesi sulle culle dei neonati per proteggerli dalle malattie epidemiche. Una volta la si trovava facilmente nei campi di frumento, una di quelle piante perse per via dei diserbanti!
Giuseppe De Palma
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