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GLI ITALIANI ODIANO GLI ALBERI (DA “RESISTENZA VERDE, 2021, ELLIOT ED.)

Nel 1958 Giacomo Jucker, nel suo libro Alberi ornamentali in Italia, citava un articolo a firma Polignoto apparso nel «Corriere d’Informazione» del 23-24 agosto 1955: Gl’italiani continuano ad essere irriducibili nemici degli alberi e del verde. E quindi, tirate le somme, nemici di sé stessi. Gl’italiani hanno vero e proprio odio contro l’albero. In antico ogni casa rurale, ogni cascina, si teneva accanto un grande, solido albero, un olmo, una quercia, un platano, che la proteggeva, che dava ombra e bellezza e salute.

Che è che non è, questi grandi, alti, nobili alberi sono spariti quasi dappertutto. Domandatene un po’ la causa. Il contadino si stringerà nelle spalle e vi racconterà la solita storia delle foglie che cadevano sul tetto e marcendo lo guastava- no. O l’altra stupida bugia che l’albero era diventato l’albergo dei passeri, quei maledetti passeri che stando agl’Italiani sarebbero più voraci e pericolosi delle tigri.

La verità generale è questa: l’albero non rende e con la sua ombra impedisce la coltura dei cavoli lì sotto o di un po’ di prato. A tagliarlo, viceversa, l’albero rende subito: lo vendono o lo bruciano. E lascia libero il terreno, naturalmente. Ma la verità ancor più vera è un’altra. L’albero fa rabbia per- ché sta lì e non lavora. Passa uno, e ci pianta dei chiodacci, o gli isolatori della luce, passa un altro e strappa via dei rami, passa un terzo e te lo scorteccia, così per nulla, per ozio e divertimento.

Ed ecco qui a seguire alcune delle tante affermazioni che ascoltiamo in giro, sempre attenti a quel che dice la gente quando si parla degli alberi. Riportiamo intanto quelle. Un’agghiacciante sequela di corbellerie. Ma se c’è ancora intorno a noi cotale ignoranza, allora dobbiamo lavorare tanto e tutti insieme per diffondere le norme e l’utilità assoluta di una buona arboricoltura. Strampalate, negative, senza fondamenta logiche. Il senso comune delle persone per i giganti verdi? Chissà. Per fortuna non tutti la pensano così.
– Sporcano (soprattutto le foglie, ma anche i frutti)
– Gli alberi sono pericolosi
– Bloccano la luce (e così crescono le muffe e i funghi, e poi il prato non viene bene)
– Gli alberi devono stare nelle campagne, al massimo nei parchi, e non lungo le strade
– Ospitano animali (storni, uccelli in genere, ma anche topi, insetti, ragni, serpenti)
– Le radici danneggiano le pavimentazioni e gli edifici
– Costano troppo perché valga la pena di curarli
– Sono indipendenti, non crescono secondo la mia precisa volontà
– Sono troppi grandi (è più alto della mia casa, del nostro palazzo!)
– Non producono nulla di utile (albero che non dà frutto, taglialo tutto…)
– Provocano allergie
– Coprono visuali e panorami
– Voglio pavimentare il mio giardino e l’albero me lo impedisce
– Mi tolgono l’aria (sentita e letta più volte, credeteci)
– Gli assembramenti di alberi sono rifugio per ladri, drogati (pensiamo al bosco di Rogoredo divenuto un esempio in negativo di bosco urbano, come se i problemi sociali e legali fossero colpa degli alberi), gli alberi rendono le strade meno sicure
– Si ammalano
– Bisogna tagliarne i rami, quasi sino al tronco, così si rinforzano; e poi meno foglie da raccogliere
– Cosa mi importa se raffrescano, io accendo il condizionatore.

Arboricoltura Urbana-Arboriculture and Urban Forestry di Francesco Ferrini

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