In prossimità della frazione di Scurati nel territorio di Custonaci, in provincia di Trapani, è presente un luogo davvero singolare e importante dal punto di vista antropologico e culturale: la Grotta Mangiapane.
Si tratta di un’apertura naturale, alta circa 70 metri e profonda 50; i reperti preistorici rinvenuti al suo interno, quali denti e ossa di animali, ossidiana e pitture rupestri tuttora conservati presso il museo Pepoli di Trapani, il museo della Preistoria della Torre di Ligny e il museo Etno-antropologico di Parigi, dimostrano che la grotta fu utilizzata dall’uomo sin dal Paleolitico.

Agli inizi dell’Ottocento giunse nel luogo una famiglia di pescatori e agricoltori, che costruì all’interno della grotta delle piccole abitazioni, oltre a stalle per gli animali, forni a legna e un frantoio ancora quasi intatto, risalente all’Ottocento.
La famiglia si insediò nella grotta e qui visse sino alla metà del 900, dove si nascose durante i conflitti mondiali; i primi studi relativi al posto sono stati condotti dal marchese Guido Dalla Rosa nel 1870 e da Raimond Vaufrey nel 1925.
Passeggiando sui ciottoli che caratterizzano la Grotta e nell’area antistante, è quasi semplice immaginare la vita condotta dagli abitanti del luogo: aria fresca e pulita, panorama mozzafiato sul mare, pane fresco appena sfornato, l’uva dolce da raccogliere e di cui deliziarsi, e poi la molitura delle olive, il canto degli uccelli e lo starnazzare delle oche.

Una vita semplice e appagante, fatta di cose essenziali. Alla fine della seconda guerra mondiale, dopo che la famiglia Mangiapane decise di emigrare abbandonando il villaggio, la Grotta visse in uno stato di totale abbandono per circa vent’anni, sino a quando un gruppo di giovani del territorio limitrofo, insieme a uno degli ultimi discendenti della famiglia Mangiapane, ha deciso di dare nuova vita a quel posto incantevole, ristrutturando le piccole abitazioni e riqualificando tutta l’area. Il restauro e il mantenimento del Borgo voluto dalla famiglia e dalle associazioni locali, mira a diffondere una concreta testimonianza della vita rurale nella Sicilia di un secolo fa.

Qui tutto è rimasto com’era, e grazie a tutti coloro che si sono presi cura di ridare luce al luogo, è possibile immaginare le abitudini di vita degli abitanti del Borgo: ogni casetta è infatti allestita e arredata secondo gli usi, i costumi e gli antichi mestieri.
Durante il percorso è possibile ammirare la stanza del cucito e del ricamo, la stanza con i Pupi, il laboratorio di pittura e tanti altri mestieri antichi ma ancora vivi e pulsanti.

Vi sono poi numerosi animali da cortile che animano il Borgo e incantano i visitatori, come gli splendidi pavoni, ma anche oche, caprette, galline, asini.
Negli anni il Borgo è divenuto sede dal Presepe Vivente e del Museo Vivente dei Mestieri, oltre che a essere stato set di diversi film, come ‘La Battaglia di Cefalonia’, ‘Viola di Mare’ e la puntata ‘Il ladro di merendine’ del Commissario Montalbano.

Questo luogo è veramente suggestivo e culturalmente e storicamente importante, e andrebbe visitato non come pura attrazione turistica, ma con la consapevolezza del suo valore e dell’impronta culturale e storica che ha lasciato nel tempo.

Articolo e foto di Teresa Molinaro
https://www.teresamolinaro.it
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Di Treman

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