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L’elefante nano siciliano: il Palaeoloxodon falconeri. Fossili al museo Gemmelaro di Palermo

L’elefante nano siciliano, noto anche come Palaeoloxodon falconeri, è una specie estinta di elefante che ha vissuto in Sicilia durante il Pleistocene. Questo animale era molto più piccolo rispetto agli elefanti moderni, con un’altezza massima di circa 3 metri e pesava circa 4 tonnellate. In molte isole del Mediterraneo sono stati scoperti resti di elefanti nani che presentano diverse caratteristiche in comune con l’antenato continentale.

Si ritiene che l’elefante nano siciliano sia giunto in Sicilia durante il Pleistocene superiore, attraverso un ponte di terra che univa la Sicilia alla Calabria. La sua presenza in Sicilia è stata confermata da numerosi reperti fossili, compresi scheletri completi e resti di denti e ossa. Si potrebbe ipotizzare che la presenza di questi elefanti più piccoli derivi dal periodo di glaciazione che riducendo il livello delle acque del mare permise all’elefante continentale di spostarsi e raggiungere queste terre. Qui l’evoluzione della specie nel corso degli anni hanno reso l’elefante delle isole molto diverso dal parente delle terre ferme da cui deriva.

Gli elefanti nani siciliani erano probabilmente animali erbivori che vivevano in branchi e si nutrivano di piante e arbusti. La loro estinzione è stata causata dalla combinazione di fattori naturali, come la variazione del clima e la competizione con altre specie. L’elefante nano siciliano era alto circa 90 centimetri ed è strettamente legato al suo simile maltese. Certamente deriva dall’elefante asiatico. Il nanismo di questa specie è determinato dalla sua evoluzione isolana che ne ha adattato i caratteri per meglio adeguarsi all’ambiente siciliano. Resti sono stati ritrovati ad Avola, nel siracusano, e sono stati esposti in musei degli atenei siciliani, come Catania e Palermo. Altri reperti fossili sono disponibili in diversi musei italiani e di molti paesi del Mediterraneo.

Oggi, i resti fossili dell’elefante nano siciliano sono molto importanti per la scienza, poiché ci aiutano a comprendere meglio la storia della biodiversità e la vita animale del passato. Questi reperti sono esposti in molti musei e istituti scientifici in tutto il mondo, attirando l’interesse di scienziati e appassionati di storia naturale.

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