Chi lo poteva sapere che il cocomero asinino fosse velenoso e urticante per le pareti nasali e della lingua. Spesso con gli amici andavamo in giro per le campagne del mio paese, in provincia di Palermo, e sul bordo strada o nei punti che non interessavano nessuno ed in particolare i contadini cresceva una pianta i cui frutti sparavano i semi. Per noi bambini era come giocare alla guerra tra diverse fazioni in lotta e mai ricordo che nessuno di noi, fortunatamente, avesse avuto problemi di infezioni alle mucosi nasali e alla bocca. Siamo stati incauti e, senza offesa, ignoranti in materia.
Di certo non eravamo cosi precisi da prenderci in faccia e molte volte lo “sparo” avveniva nelle spalle senza toccar pelle. Oggi rileggendo un articolo di Giuseppe De Palma mi sono ritornate in mente antiche battaglie con il cocomero Asinino.
Il suo nome botanico deriva dai termini greci “έκτο”= al di fuori, e “βάλλω”= lanciare e fa riferimento ad una particolarità dei frutti: al loro interno infatti si sviluppa una pressione idraulica notevole che serve a “sparare” i semi il più lontano possibile; i piccioli dei frutti funzionano come tappi che, quando il frutto è maturo, al minimo tocco lasciano fuoriuscire liquido e semi.
La pressione che si accumula in un frutto maturo è molto superiore a quella di uno pneumatico d’auto: quando il frutto si stacca dal peduncolo il liquido ed i semi vengono sparati fuori ad una velocità di circa 10 m/s e ad una distanza anche di oltre 12 m, e bisogna fare molta attenzione perchè irritante.
Non va quindi toccato a mani nude o, peggio ancora, non bisogna giocarci imprudentemente per far schizzare via i semi. Anche il solo contatto provoca infiammazioni severe delle mucose del naso e della bocca.
La pianta è di antico uso medicinale, ma contiene diversi alcaloidi che la rendono tossica. Nell’antichità Teofrasto ne consigliava l’uso della radice per combattere la scabbia delle pecore. In medicina si può usare il liquido essiccato come forte purgativo; in erboristeria ne è vietato l’uso data l’elevatissima tossicità suo succo.
I contadini tanto tempo fa strofinavano il suo liquido sui fichi per non farseli rubare, e a chi li mangiava senza sbucciarli gli veniva una diarrea tremenda!!! roba da ricovero in ospedale!!! (fonte : Giovanni Cannale)
Cresce in vegetazioni ruderali come discariche e margini di strade, in siti assolati e su suoli abbastanza ricchi in composti azotati, aridi d’estate, con optimum nella fascia mediterranea.
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