Conosciamo i cipressi perchè spesso li vediamo nei cimiteri e abbiamo, quindi, associato a questa pianta il luogo di riposo eterno. Sono, invece, piante vitali, odorose, frangivento. In una parola: belle.
Protagonista di una delle più belle poesie di Giosuè Carducci, “Davanti a San Guido”, il cipresso è un albero tanto tipico della nostra penisola che in inglese lo chiamano appunto “italian Cypress”.
E’ una pianta dei paesi mediterranei orientali( il nome del genere deriva probabilmente dall’isola di Cipro), da dove poi si è diffuso in tutta l’Europa Meridionale.
In Italia si è talmente naturalizzato da diventare uno degli elementi più caratteristici del paesaggio umbro e toscano, dei laghi del nord, dei Colli Euganei e della Riviera Ligure.
Simbolo di vita, simbolo di morte
I cipressi sono purtroppo considerati alberi per lo più cimiteriali e la loro fama è nata in tal senso dai poeti greci e latini: ne fecero derivare il nome da Kuparissos, giovane greco mutato in cipresso da Apollo per ricordare il dolore derivante dall’aver ucciso, per errore, un cervo di origine divina da lui amato.
In effetti la longevità, la forma slanciata verso il cielo (sembra richiamare l’unione tra la sfera umana e quella divina), il legno resistente, la chioma sempreverde, ne hanno fatto un elemento presente nella religiosità di molti popoli antichi, come simbolo di vita e di morte, da collocare quindi nei luoghi consacrati.
In Cina si piantava sulla tomba del defunto affinchè ne ricevesse l’energia positiva, mentre nell’antica Roma era sacro a una divinità degli inferi, cosa per cui veniva piantato vicino ai sepolcri.
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