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Il verde della clorofilla ed i colori dei fiori. Come la natura ci regala tanta meraviglia: i plastidi

La natura ci regala una infinità di colori strabilianti. Il colore dominante della natura è certamente il verde delle foglie, dell’erba, delle piante grasse, ma la bellezza dei colori di fiori e di alcune foglie ci fa innamorare delle meraviglie naturali. I colori nel mondo vegetale sono determinati dai plastidi contenuti nelle cellule vegetali.

I plastidi sono organelli tipici della cellula vegetale e non si trovano, quindi, nella cellula animale. Il loro numero varia molto da tipo a tipo di cellula. Ci sono quattro tipi di plastidi: CLOROPLASTI, CROMOPLASTI, AMILOPLASTI o LEUCOPLASTI, OLEOPLASTI.

I Cloroplasti

Letteralmente significa PLASTIDIO VERDE ed è l’organulo in cui avviene il complesso e vitale processo della Fotosintesi Clorofilliana. Quel processo meraviglioso che ha dato inizio, probabilmente, alla vita sulla terra. La pianta utilizza l’energia della luce solare per combinare l’anidride carbonica dell’aria con le molecole d’acqua ricavate dal terreno per costruire un zucchero elementare che, poi, trasforma in glucosio, zucchero.

Il colore verde, tipico delle foglie, è dovuto alla sostanza che permette la sintesi clorofilliana e cioè la clorofilla, la molecola assorbe varie lunghezze d’onda della luce “visibile” ad eccezione del verde.

Per questo semplice motivo le foglie sono verdi. L’abbondanza di cloroplasti maschera gli altri colori diventando predominante. Quando ad esempio la pianta programma la morte della foglia ed i cloroplasti si disgregano perdendo la clorofilla, diventano gialli, arancioni o rosse perchè si evidenziano altre sostanze già presenti come i carotenoidi ed altre.

In media in una cellula vegetale ci sono da 50 a 100 cloroplasti, ma non tutte le cellule di una pianta hanno cloroplasti. Infatti, dal momento che la luce è indispensabile per la fotosintesi, certamente non hanno cloroplasti tutte le cellule che non sono raggiunte dalla luce stessa, ad esempio quelle delle radici o quelle poste sotto la corteccia.

Naturalmente sono prive di cloroplasti anche le molte cellule che a maturità sono morte, come quelle del sughero e dello xilema.
Tuttavia anche cellule vive e raggiunte dalla luce possono non avere cloroplasti se la fotosintesi non è tra le funzioni del tessuto o della parte di pianta alle quali tali cellule appartengono, ad esempio non hanno cloroplasti le cellule dei petali dei fiori.
Salvo gli stomi, sono senza cloroplasti anche le cellule dell’epidermide che ricopre le foglie, pur essendo tali cellule le più direttamente e intensamente illuminate dalla luce del Sole.

I Cromoplasti

Il nome significa plastidio colorato. I cromoplasti contengono dei pigmenti, i CAROTENOIDI e le XANTOFILLE, che sono di colore giallo o giallo-arancione.
Il cromoplasto può avere una funzione vessillare (questo aggettivo significa “con funzione di vistoso richiamo”) e contribuisce alla colorazione di fiori e frutti.

Altre volte la funzione è meno chiara, come per esempio nel caso del fittone della carota che è un organo sotterraneo e – come è noto – IN ASSENZA DI LUCE NON ESISTONO I COLORI, dal momento che essi dipendono dalla quota di radiazione luminosa che viene respinta. Talvolta un vecchio cloroplasto può evolvere in un cromoplasto.

Oleoplasto

Hanno il ruolo di elaborare e di accumulare LIPIDI e in particolare oli; anch’essi hanno quindi funzione di riserva energetica e sono abbondanti nei parenchimi di certe piante, per esempio nei frutti dell’olivo, ma anche nei semi del noce, della soia, di arachide, del girasole, nel frutto dell’avocado eccetera.

Gli Amiloplasti e Leucoplasti

Il primo nome significa “plastidio contenente amido”, il secondo “plastidio bianco”, nel senso di non pigmentato. La funzione è di RISERVA ENERGETICA e questi plastidi sono molto abbondanti nei parenchimi di riserva di radici, rizomi, tuberi, frutti eccetera. Un leucoplasto ben illuminato può facilmente trasformarsi in un cloroplasto.

Gli amiloplasti si pensa siano coinvolti nella capacità della pianta di dirigere sempre verso la terra le radici e verso il cielo la parte aerea. Si chiama geotropismo per indicare che si tratta della crescita determinata dalla gravità. Esiste anche il tropismo luminoso che permette alle piante di dirigere rami e foglie verso la luce.

Il caso migliore è il girasole che ruota seguendo la luce solare o le piante di appartamento che si “dirigono” verso la luce.

Non è ancora ben chiaro come fa la pianta a seguire la gravità, ma sembrano coinvolti alcuni ormoni che si accumulano verso il basso e che permettono alla pianta di capire la direzione giusta. Negli AMILOPLASTI l’ormone AUXINA si deposita per gravità nella parte bassa indicando alla pianta dove deve dirigere la radice in crescita ( la deviazione non avviene per distensione di cellule ma per il diverso numero di cellule riprodotte).

Per la parte aerea avviene il contrario con la crescita in direzione opposta al deposito di AUXINA.

La meraviglia della natura.

Fonte: Guido Gandelli – ISTITUTO TECNICO AGRARIO STATALE “ GIUSEPPE PASTORI ” Brescia


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