Il Giglio di San Giovanni, ovvero, Lilium bulbiferum subsp. croceum
Noto anche come giglio di San Giovanni o come giglio rosso, anche se rosso non è, ma è piuttosto arancione, qualche volta diventa così chiaro da sembrare quasi giallo. Il fiore può essere solitario, ma una sola pianta può arrivare a produrne anche cinque.
Numerose le leggende legate a questo fiore, che tutt’oggi simboleggia il solstizio d’estate (21 giugno il momento in cui inizia l’estate astronomica). La sua massima fioritura, infatti, è verso la metà giugno. E, inoltre, il 24 giugno è il giorno dedicato a San Giovanni ed è il momento in cui il Sole comincia a decrescere sull’orizzonte fino al solstizio d’inverno.
Questa varietà di giglio è stata associata a San Giovanni, in quanto, ricorderebbe oltre al colore del Sole che “viene ucciso” e inizia la sua discesa dopo il solstizio d’estate, anche il capo mozzo insanguinato del Battista.
La leggenda ricorda il personaggio di Salomè, figlia di Erodiade che durante un banchetto ballò nuda e fece innamorare proprio Erode. Il quale, per compiacerla promise di fare tutto ciò che gli avrebbe chiesto. Salomè chiese allora consiglio alla madre, che anni prima era stata duramente condannata da Giovanni per le sue condotte immorali. Erodiade suggerì a Salomè di chiedere la testa di Giovanni. Ed Erode la esaudì. Cosi il sangue del sacrificio di Giovanni infranse la purezza del giglio, lordandolo di rosso, chee da quel giorno non ebbe più i petali bianchi.
I suoi bulbi, previa cottura, possono essere consumati come alimento, cotti nel latte esercitano un’azione emolliente. Anche le sostanze contenute nei petali presentano le medesime proprietà. Durante gli anni della prima guerra mondiale e nei primi anni venti, i bulbi venivano cotti sotto la cenere o al forno.
Oggi è una specie rara e quindi protetta: non deve essere raccolto in alcun modo, come fiore o come bulbo.
Giuseppe De Palma
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