La fusaggine o fusaria, Euonymus europaeus, la pianta dai mille usi
Il nome del genere Euonymus deriva dal greco “eu/ev”, bene, buono e “ònoma”, nome, quindi “buon nome” o “ben nominato”, assumendo significato scaramantico con allusione alla velenosità di queste piante.
Le divinità vendicatrici, rispettate e temute dai Greci, venivano appellate come “il popolo cortese”, mentre la loro madre era chiamata “Evonima”, ovvero “colei il cui nome è buono”.
Le Fusaggini sono piante molto gradevoli e ornamentali, i suoi semi attirano i pettirossi, ma nascondono una velenosità piuttosto elevata. Tutte le sue parti infatti sono tossiche, persino la segatura provocava malesseri nei tornitori che ne lavoravano il legno.
Corteccia, frutti e semi contengono acido evonico, asparagina, resine, tannini, oltre che il glucoside evonimina. I frutti, ridotti in polvere o in decotto, trovano impiego nel combattere i parassiti cutanei come pidocchi o acari della scabbia.
Il legno è omogeneo, elastico, compatto e leggero e trova diversi impieghi nella costruzione di piccole botti, di archetti per viole e violini e strumenti musicali in genere, di mobili intarsiati, di cannelli per pipe e di fusi per filare, utilizzo per il quale vengono attribuiti a questa pianta i nomi volgari di “Fusaria” e “Fusaggine”.
La pianta veniva utilizzata per la fabbricazione di stuzzicadenti, mentre fino al Medioevo, veniva impiegata per realizzare archi. Inoltre, con i rami più giovani, si realizzavo carboncini a uso dei pittori. Il carbone ricavato dalla pianta era impiegato come componente della polvere da sparo.
La polvere ottenuta dai semi veniva impiegata come insetticida ed antiparassitario.
Dal legno carbonizzato della fusaggine si ottiene il carboncino da disegno.
Giuseppe De Palma
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