Asphodelus macrocarpus – Asfodelo: è una specie commestibile ed officinale.

Gli asfodeli sono stati utilizzati soprattutto durante le carestie. I loro germogli venivano consumati fritti o bolliti, anche le radici venivano bollite o cotte sotto la cenere, o, ridotte in farina per la panificazione, a volte mescolate con granaglie o patate. Anche i semi venivano utilizzati, come condimento o grigliati.

In Egitto e nelle Isole Canarie è utilizzato per estrarre una sostanza colorante usata per tingere di giallo le stoffe e i tappeti.
Venivano anche preparate sostanze collose e con i fusti seccati, si intrecciavano cesti usati per la panificazione.

I fiori degli asfodeli vengono ricordati nella mitologia come il simbolo dei defunti ed erano utilizzati per adornare le tombe. Gli antichi Greci rappresentavano il regno dei morti ricoperto di asfodeli. Omero scriveva nell’Odissea (canto IX): spiega che avevano il compito di accompagnare nell’Ade, le anime degli eroi, “La dove gli eroi sono caduti i prati si sono ricoperti di asfodeli che avevano il compito di accompagnare le loro anime nell’Ade”.

Era piantato su tombe ed è spesso collegato a Persefone , che appare incoronata da una ghirlanda di asfodeli. La sua connessione generale con la morte è senza dubbio dovuta al colore grigiastro delle sue foglie e al pallore dei fiori, che suggeriscono l’oscurità degli inferi e il pallore della morte.

Plinio invece racconta che l’Asfodelo veniva seminato intorno alle case, contro i sortilegi. Le radici furono mangiate dai greci più poveri; quindi tale cibo era ritenuto abbastanza buono per le ombre. Pare fosse usato anche per proteggersi dalla stregoneria.

Il suo nome deriva dalle parole greche ‘a’ e ‘sphallo’ che significano: ‘senza cadere’, riferito alla sua robustezza.
Era definito bastone di San Giuseppe perché una curiosa tradizione vuole che il santo fosse stato prescelto come marito di Maria dai Consiglieri del Tempio, dopo che il suo bastone, fatto con il gambo di un Asfodelo, fiorì improvvisamente.

Giuseppe De Palma

Foto Antonino Messina
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